


Quando questo tipo di esperienze si fanno coinvolgendo gli studenti di un Istituto Scolastico come l’Antonello diretto da Laura Tringali, una vera eccellenza sia a livello regionale che nazionale e internazionale, il risultato è ancora maggiore. La scuola infatti, è luogo deputato, oltre che per diffondere conoscenza e quindi cultura, forgiare i giovani per affrontare le sfide di ogni giorno e per essere cittadini sempre più responsabili.
La futura classe dirigente dell’Istituto Antonello, è stata coinvolta in questo progetto di inclusione e integrazione, mostrando grande sensibilità ma soprattutto, mettendosi in gioco sia nella preparazione delle diverse pietanze, sapientemente guidati da prof Nino Iannazzo responsabile del servizio tecnico che,
nell’allestimento della sala che ha ospitato i partecipanti al pranzo, seguendo le direttive della prof Daniela Arcoraci. Le cene o i pranzi al buio possono servire come strumento educativo perché, sia in fase di preparazione che, in quella di esecuzione, studenti e partecipanti si sono confrontati con persone non vedenti, condividendone storie e esperienze, alimentando una maggiore sensibilizzazione e un cambiamento positivo nella percezione delle disabilità.
Prima del pranzo al buio, i partecipanti, per questa occasione, due classi di studenti del corso Asacom (assistenti all’autonomia e alla comunicazione) del centro di Formazione AC Wild School di Messina, hanno seguito un approfondito percorso formativo, utile per consolidare le loro conoscenze sulle tematiche riguardanti la disabilità visiva, da utilizzare e spendere nel momento in cui andranno a svolgere la loro attività professionale. Durante il pranzo, sono stati guidati dagli studenti dell’Antonello, in un ambiente completamente oscurato, dove hanno avuto l’opportunità di assaporare i piatti senza vederli. Questo approccio è stato anche utile e pedagogicamente importante, per stimolare gli altri sensi, come l’olfatto e il gusto, e invitati a riflettere su come la mancanza della vista influenzi la percezione del cibo e dell’ambiente circostante.
Gli studenti di sala, hanno servito ai tavoli bendati proprio per capire come utilizzare gli altri sensi, mettendo a frutto alcune indicazioni propedeutiche sull’orientamento e mobilità delle persone non vedenti. Daniela Arcoraci la responsabile di sala, ha voluto sottolineare che, “promuovere l’inclusione sociale è elemento essenziale per la scuola; per gli studenti del servizio in sala che hanno operato nel ristorante al buio, é stata certamente un’esperienza unica e, se vogliamo, anche divertente ed emozionante sia per lo staff che si occupa del servizio che, per gli ospiti che si sono affidati completamente ai camerieri che li hanno guidato ai tavoli e servito i piatti senza rivelare cosa si stava mangiando”.
Alcuni ristoranti, ha detto Daniela Arcoraci, “offrono questa esperienza come forma di innovazione da offrire ai clienti, altri invece, sperimentano il pranzo o la cena al buio come attività di team building per analizzare le dinamiche psicologiche e sociali”. Concludendo, prof Arcoraci ha affermato che “resta un’esperienza memorabile da provare almeno una volta nella vita”.
Le persone vedenti grazie a queste iniziative, hanno potuto vivere un’esperienza che li ha avvicinati alla realtà dei non vedenti, favorendo l’empatia e la comprensione oltre a contribuire a ridurre le barriere sociali e culturali, incoraggiando un dialogo aperto sulle disabilità e sulle esperienze di vita dei non vedenti.
Antonella Rigano presidente dalla Global Social Inclusive associazione che mette insieme persone con disabilità insieme ai cosiddetti “normodotati”, ha fattivamente collaborato per la buona riuscita dell’iniziativa, e parlando del pranzo al buio, ha dichiarato che “cene e pranzi al buio offrono benefici tangibili per tutti i partecipanti; per le persone non vedenti che trasferiscono le loro “conoscenze” scevre da ogni distorsione o contaminazione mentre, per i vedenti che hanno la possibilità di acquisire nuove competenze sensoriali e una maggiore consapevolezza delle proprie percezioni”. Questo scambio reciproco ha concluso la Rigano, “arricchisce l’esperienza di tutti, creando un ambiente di apprendimento e crescita personale”.
Milena Prestipino ha affermato che “l’esperienza del “Pranzo al buio”, per il gruppo Asacom del centro di formazione AC Wild School, al quale appartiene, coincide con l’anno dall’inizio del percorso di formazione e, per questo motivo, assume una connotazione significativa”. Mettersi nei panni dell’altro e avvicinarsi, anche solo per un segmento della quotidianità, ha detto la Prestipino, “permette di vivere la condizione di chi non ha l’uso di quello che, fra tutti, è il più importante dei sensi: la vista”. Pranzare bendata ha proseguito Milena Prestipino, “mi ha resa, pur nella vulnerabilità della situazione, consapevole di quanto diventa fondamentale l’ascolto; i profumi richiamano a suggestioni quasi nuove, il tatto certamente essenziale, ma soprattutto la fiducia diventa l’elemento fondamentale per connettersi con l’esterno”. L’esperienza, ha concluso la Prestipino, “mi ha confermato come la figura dell’Asacom sia quella di affiancare, non anteporsi, né assistere con un pietismo che non serve a nessuno; invece, deve promuovere la comprensione reciproca, per contribuire a costruire una società più equa e inclusiva.
Il responsabile del settore tecnico dell’Antonello Nino Iannazzo, ha affermato che “Il gusto si risveglia dove la vista si spegne”. Durante il “Pranzo al Buio”, ha proseguito Iannazzo, “abbiamo invitato i commensali a vivere un’esperienza gastronomica unica, dove l’assenza totale di luce esalta i sensi del gusto, dell’olfatto e del tatto, conducendo i partecipanti in un autentico viaggio multisensoriale”. La scelta delle pietanze, ha proseguito chef Iannazzo, “ha prediletto le materie del territorio soprattutto perché bisogna cominciare a valorizzare di più le eccellenze locali”.
Mangiare al buio, ha concluso prof Nino Iannazzo, “significa scoprire il cibo attraverso il tatto, l’olfatto e l’ascolto dei propri sensi interiori. È un invito a rallentare, ad assaporare consapevolmente e a percepire ogni sfumatura come mai prima. Il buio diventa il nostro complice, un alleato che ci restituisce la meraviglia della semplicità e dell’autenticità del cibo; un evento che non è solo un pranzo, ma una riflessione sul senso del gusto, sull’inclusione e sulla riscoperta dell’essenziale”.
In un mondo dove la diversità è una risorsa preziosa, iniziative come le cene e i pranzi al buio ci ricordano l’importanza di abbracciare le differenze e di lavorare insieme per un futuro migliore