Si intitola “Ci andiamo?” ed è stato realizzato dagli studenti del Liceo Sciascia Fermi di Sant’Agata di Militello. Sarà proiettato il 7 agosto a Naso, in provincia di Messina
PALERMO. Una saracinesca chiusa. Poi la porta, quella di casa, ma anche quella della stanza: come un muro inespugnabile. Dentro un giovane, quasi al buio. La luce che lo illumina è soltanto quella del suo computer che è sempre collegato. Ventiquattro ore su ventiquattro. Marco, questo il suo nome, sta sempre a casa. Anzi, sta sempre chiuso nella sua stanza.
Comincia così “Ci andiamo?”, il film che, scritto dal regista Franco Baldi e dagli studenti, supportati costantemente dalla docente Mariella Giuffrè, del Liceo Sciascia Fermi di Sant’Agata di Militello, sarà proiettato il 7 agosto a Naso in provincia di Messina.
I riflettori che si sono accesi sulla stanza di Marco, in realtà, illuminano le stanze di altri adolescenti, prigionieri delle quattro mura e delle loro paure. Sono gli adolescenti, anche detti Hikikomori. Non sono pochi: uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato lo scorso gennaio, ne ha addirittura stimato centomila nella penisola, più di mille soltanto in Sicilia. Tutti nascosti al mondo, ai propri amici, a volte anche ai propri genitori. Qualcuno per mesi, qualcun altro per anni. Un “ritiro sociale volontario cronico” viene definito che condanna ad una vita vissuta al buio.
Anche il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Giuseppe Pierro, è intervenuto a tal proposito ad un seminario svoltosi nei mesi scorsi all’Assemblea Regionale Siciliana. Ha sottolineato, discutendo del fenomeno Hikikomori, l’importanza della scuola e di quanti lavorano con e per i giovani. “Come è stato detto da esperti e studiosi – così si legge nella nota emessa dall’USR a margine dell’incontro – è a scuola che si manifesta il primo sintomo del ritiro sociale. Gli insegnanti sono chiamati ancora una volta a svolgere un ruolo di grande responsabilità. Deve – ha poi aggiunto – cambiare la modalità di apprendimento perché è cambiata la relazione adulto-bambino. È necessario riannodare simpatia ed empatia, stare insieme e stare dentro. Gli insegnanti devono stare dentro le emozioni e i sentimenti degli alunni”.
Così, proprio nell’ambito di un progetto PNRR fuori dalle solite impostazioni didattiche, insegnanti e studenti del liceo del messinese hanno riflettuto insieme e si sono inventati un nuovo modo per parlare di isolamento sociale: il loro film “Ci andiamo?”.
“Il tema è stata una scelta corale – così Mariella Giuffrè, docente del Liceo e tutor del progetto – col contributo dei ragazzi ed è stata girata nel corso dell’anno . Il tema dell’isolamento sociale è stato scelto dai ragazzi stessi che si sono confrontati col regista e hanno visto nascere momento dopo momento la storia. Il protagonista è Marco, un ragazzo come tanti, che si isola sempre più al punto da non andare più a scuola e vivere all’interno della sua stanza. Tutti gli studenti hanno riflettuto e hanno compreso la gravità di un fenomeno che può interessare chiunque”.
A conferma di quanto detto dalla Giuffré anche le parole di Matteo Bruno che interpreta Marco: “è stata un’esperienza che mi ha profondamente toccato. Pensare che tanti ragazzi come me vivono isolati dalla vita sociale mi ha fatto riflettere e mi ha veramente fatto soffrire. Nel mio ruolo di protagonista, in questa storia scritta da noi, alcuni dei quali già conoscevo, ho compreso quanto possa essere difficile superare l’Hikikomori ed uscire semplicemente da casa”. Così anche Noemi Macaione nel ruolo di Marta: “questa esperienza mi ha aiutato a vincere alcune paure e insicurezze, penso che il binomio cinema-scuola possa non solo affrontare ma anche approfondire tematiche così importanti come l’isolamento sociale. Molte volte l’isolamento può portare conseguenze sia fisiche che mentali e la scuola può spingere a credere nelle proprie capacità per perseguire i propri obiettivi”.
“Ci andiamo?” una domanda che sembra essere una possibilità, non solo perché conduce fuori ma soprattutto perché a vincere le paure non si è mai da soli ma insieme. Un noi quello di “Ci andiamo?” capace di superare i perimetri della solitudine.